Il concetto di Società della Conoscenza costituisce un nodo fondamentale per comprendere la struttura socioculturale dei nostri tempi. Ma come la possiamo definire esattamente?
Possiamo dire che la società della conoscenza rappresenta e descrive la fase evolutiva nel progresso della civiltà umana dei giorni nostri, caratterizzata dal ruolo predominante della conoscenza come principale risorsa per lo sviluppo economico e sociale, una società dove la diffusione e distribuzione della conoscenza, sono centrali nell’insieme delle attività umane che contribuiscono allo sviluppo di una società.
Nell'epoca industriale, la produttività era legata indissolubilmente all'efficienza nella produzione di beni fisici, lo scopo della società economica era il valore che derivava dalla generazione fisica di prodotti, con la forza lavoro si misurava in termini di competenze tecniche e manuali. Tuttavia, la società della conoscenza, ha stravolto il paradigma industriale che esisteva in precedenza: il valore non nasce più esclusivamente dalla produzione materiale, bensì dall'elaborazione e dalla gestione di informazioni e conoscenze, allo scopo di prendere decisioni sempre più efficaci.
In questo contesto, il "capitale" di maggior valore non risiede più nei beni fisici, come fabbriche o macchine, ma nel capitale umano e intellettuale. Ma è fondamentale qui aggiungere anche il contributo significativo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nello sviluppo della società contemporanea.
Queste tecnologie hanno facilitato una diffusione senza precedenti di informazioni e dati, creando così l'opportunità di elaborarli e generare conoscenza in maniera molto più rapida ed efficace rispetto al passato. Tale accelerazione nel flusso di informazioni, di conseguenza, ha trasformato i modi in cui interagiamo, apprendiamo e lavoriamo in società. Ad esempio, Internet ha reso possibile la disseminazione di informazioni su scala globale, offrendo un accesso a un volume di informazioni e conoscenze prima impensabile. In questa nuova realtà, le competenze necessarie per prosperare subiscono una trasformazione radicale, e abilità quali il pensiero critico, la risoluzione di problemi, la creatività, la comunicazione diventano sempre più rilevanti. L'impatto di queste tecnologie sull'educazione è stato particolarmente significativo, trasformando radicalmente i processi educativi.
Ad esempio, la possibilità di accedere a risorse didattiche online ha rivoluzionato il modo in cui studenti e docenti interagiscono tra di loro. La vastità e la varietà di informazioni disponibili hanno ampliato gli orizzonti educativi, rendendo possibile l'approfondimento e l'espansione delle competenze in quasi tutti i settori del sapere.
Inoltre, piattaforme di e-learning e aule virtuali hanno permesso lo sviluppo di nuovi modelli pedagogici, come l'apprendimento a distanza o l'apprendimento misto, che sfruttano la flessibilità e l'accessibilità delle tecnologie digitali per superare le barriere fisiche e temporali tradizionalmente associate all'educazione classica. Le università telematiche rappresentano un significativo esempio di questa trasformazione, avendo la possibilità di contribuire a rendere il processo educativo dell’istruzione accademica non solo più inclusiva, ma soprattutto democratica ed accessibile a un pubblico molto più ampio, ma il concetto di inclusività e democratizzazione dell'istruzione non si riferisce solo alla disponibilità di corsi di studio, ma sicuramente anche alla possibilità per gli studenti, adulti o di partecipare attivamente al processo di apprendimento, indipendentemente dalle loro condizioni economiche o geografiche.
La possibilità di democratizzazione dell'educazione è ancora più chiara se si pensa gli studenti in aree rurali o in paesi in via di sviluppo. Questa modalità di istruzione, costituita quindi grazie alle ICT, rimuove le barriere fisiche all'apprendimento, offrendo a tutti, indipendentemente dalla loro posizione geografica, l'opportunità di perseguire un percorso di studi universitario alla pari con quelli residenti in grandi centri urbani. In questo modo, l'apprendimento a distanza sta favorendo una certa democratizzazione dell'accesso all'istruzione, contribuendo alla formazione di una società della conoscenza più equa, e allo stesso tempo, contribuisce a diminuire notevolmente per esempio il divario digitale.
Degno di menzione è il rapido sviluppo e l'impiego crescente dell'Intelligenza Artificiale (IA) e dei sistemi di apprendimento automatico nel settore dell'educazione. Il clamore che queste tecnologie stanno suscitando in tempi recenti influenzerà molto probabilmente i futuri processi educativi, aprirà nuove opportunità e disegnerà scenari ancora inesplorati, potendo così stimolare una revisione sostanziale delle attuali metodologie educative.
Tuttavia, già nel 1996 l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) evidenziava in un report, l'importanza fondamentale della conoscenza in una società profondamente segnata dal dominio della tecnologia. La conoscenza svolge una funzione duplice: è un motore economico ormai imprescindibile e al contempo ha un ruolo determinante nel promuovere l'avanzamento sociale e culturale. In questo contesto, l'educazione deve promuovere l'acquisizione e lo sviluppo di competenze proprie del secolo corrente, un’epoca in cui l'educazione non è un processo che si esaurisce entro i confini della scuola o dell'università, ma si protrae per l'intero arco della vita, e non si limita più al percorso delle scuole di base, o universitario, ma si dovrebbe estendere per tutta la durata della propria esistenza.
Questo rinnovato approccio educativo introduce una serie di questioni filosofiche ed etiche, invitando a una riflessione approfondita sul vero significato dell'educazione, sul suo scopo e sulle metodologie più idonee, e coinvolge inoltre l'impegno a creare contesti educativi rispettosi della diversità degli studenti. In questa prospettiva, l'educazione viene intesa come formazione per la vita, posizionando al suo centro l’individuo e sottolineando la responsabilità di ciascuno nel costruire il proprio percorso di apprendimento. Ciò ci permette di citare una nuova possibilità, l’apprendimento permanente.
Questo concetto afferma che l'apprendimento e l'acquisizione di nuove competenze non dovrebbero essere confinate ai primi anni di vita o alla formazione formale, ma dovrebbero essere dei processi in atto lungo tutto l'arco dell'esistenza. Esso si basa sulla consapevolezza che l'accelerato ritmo dei cambiamenti in tutti i settori, tecnologici, economici richiede un aggiornamento costante delle competenze per rimanere al passo, rendendo l'apprendimento permanente un'esigenza tanto per l'individuo, quanto per la intera società. C’è da riconoscere che ogni tentativo di universalizzazione del concetto di apprendimento permanente potrebbe presentare notevoli difficoltà. In primo luogo, le risorse e le opportunità non sono distribuite equamente in tutto il mondo.
In molte regioni, l'accesso all'istruzione di base è ancora un problema, figuriamoci l'accesso a risorse per un processo di apprendimento che deve essere continuo. Inoltre, gli individui possono trovarsi in situazioni di vita o lavorative che limitano la loro capacità o il loro tempo per dedicarsi all'apprendimento permanente. In secondo luogo, la possibilità di un apprendimento perenne richiede un alto livello di motivazione e autodisciplina da parte dell'individuo.
Non tutti possono avere la volontà, l'interesse o la capacità di impegnarsi in un percorso di apprendimento continuo. È importante considerare la diversità dei modi di apprendimento degli individui e il fatto che l'apprendimento permanente potrebbe non essere l'approccio più adatto per tutti, senza contare che sebbene possa fornire benefici individuali e collettivi, può anche generare pressioni.
L'idea che si debba essere costantemente all'altezza, aggiornati, o in uno stato di costante "divenire", può portare a stress e ansia. Jacques Delors, ex presidente della Commissione Europea, è stato una figura di spicco nel promuovere il concetto di apprendimento permanente a livello internazionale, già dalla fine degli anni ‘90.
Nel suo influente rapporto per l'UNESCO del 1996, "Learning: The Treasure Within", Delors identifica quattro "pilastri" fondamentali dell'educazione che dovrebbero guidare l'apprendimento permanente.
Imparare a conoscere (To know): Questo pilastro sottolinea l'importanza di acquisire un'ampia base di conoscenze, ma anche di letteralmente “imparare ad imparare”, per poter continuare ad acquisire nuove conoscenze nel corso della vita.
Imparare a fare (To do): Si tratta di acquisire le competenze che permettono alle persone di affrontare le molteplici situazioni e compiti della vita e del lavoro.
Imparare a vivere insieme (To live together): Questo pilastro enfatizza l'importanza di imparare a convivere con gli altri in una società sempre più interdipendente, per comprendere e apprezzare la diversità, praticare la tolleranza e lavorare verso obiettivi comuni.
Imparare ad essere (To be): Si tratta dell'obiettivo più difficile, poiché implica lo sviluppo di tutta la persona, comprese la sua autonomia, il giudizio critico e la responsabilità sociale ed etica.
Secondo Delors, i quattro pilastri dell'apprendimento dovrebbero essere integrati in tutti i contesti di apprendimento, dall'educazione formale all'auto-formazione. In particolare, nel contesto della società della conoscenza, le idee di Delors sull'apprendimento permanente sono estremamente pertinenti all’attuale configurazione della società.
In conclusione, l'evoluzione in atto nell'odierna società della conoscenza richiede un profondo ripensamento dell'educazione.
L’incontro delle pratiche educative con il digitale richiede una comprensione più ampia del contesto di apprendimento, che non è più circoscritto a un'aula fisica o a un istituto di istruzione formale, ma si estende a una varietà di ambienti che includono comunità virtuali e fisiche, luoghi di lavoro, modalità ibride di insegnamento e così via. Questa nuova prospettiva comporta un superamento del tradizionale modello di educazione verticale e unidirezionale, a favore di un approccio orizzontale, interattivo e in perenne mutamento come evidenziato dai quattro pilastri di Jacques Delors, che forniscono un quadro di riferimento per realizzare una trasformazione educativa che rispecchia la natura dinamica e interconnessa della società della conoscenza.
L'educazione, quindi, ha il potenziale di diventare più inclusiva, personalizzata, ma nonostante le sfide, il futuro dell'educazione rappresenta un'opportunità preziosa per sviluppare una formazione attenta alle esigenze dell'individuo e resiliente ai cambiamenti, e dovrebbe inoltre, guidare il processo evolutivo dell’uomo in modo sostenibile per la natura e il nostro pianeta, al momento l’unico habitat naturale disponibile che abbiamo per preservare la nostra specie.
Lascio con questa citazione di Carlo Sini, uno dei più importanti Filosofi italiani del novecento, durante una sua conferenza riguardo il potere della conoscenza:
La vera conoscenza è quella che salva la vita, è un saper fare che consente il perpetuarsi della vita di tutti gli esseri viventi.
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